La libertà non è uno spazio libero, la libertà è PARTECIPAZIONE. Giorgio Gaber

sabato 30 maggio 2015

Nido Le Margherite: alcuni dati




Oggetto: Richiesta dati Nido d'Infanzia "Le Margherite" di Spilamberto
Siamo con la presente a risponderle ai quesiti relativi al Nido "Le Margherite" di Spilamberto per i quali risulta competente la Struttura Weifare Locale dell'Unione Terre di Castelli:
- Servizi offerti (pre-scuola/prolungamento orario)
Come da regolamento, l'orario di funzionamento del Nido d'Infanzia è stabilito dalle ore 7,30 alle ore 16,15.
L'entrata ordinaria è fissata dalle ore 8,00 alle ore 9,00, ma, al fine di garantire un adeguato servizio alle famiglie, per chi ne dimostri l'esigenza per motivi di lavoro, è prevista la possibilità di accogliere i bambini a partire dalle 7,30. Tale servizio è svolto dal medesimo personale educatore che opera nella struttura.
E' altresì prevista, sempre per motivi di lavoro e/o studio di entrambi i genitori, l'attivazione del servizio di prolungamento orario fino alle ore 18,00. Tale servizio si configura come servizio socio-educativo a domanda individuale distinto dal servizio nido e viene attivato a fronte di un minimo di 10 richieste. Il prolungamento è un servizio a pagamento (€ 44/mese) e viene svolto da un educatore della Cooperativa aggiudicatrice dell'appalto per i servizi educativo-assistenziali e per le attività di pre e post scuola (fino a giugno 2015, la Cooperativa Sociale Società Dolce).
Nell' a.e. 2013/2014 e in quello in corso 2014/15, il servizio non è stato attivato a causa del mancato raggiungimento del numero minimo di iscritti.
- Iscritti a.e. 2014/15
A.e. 2014/15: - 18 bambini iscritti al servizio part-time (di cui 1 bambino H certificato con educatrice aggiuntiva)
- 23 bambini iscritti al tempo pieno (di cui 1 bambino H certificato con educatrice aggiuntiva)
Per un totale di 41 iscritti.


- Capacità ricettiva potenziale della struttura
La struttura è predisposta per accogliere 4 sezioni da due educatrici ciascuna. La capacità ricettiva potenziale è di 73 posti.
-  Iscritti per l'a,e, 2015/16
L'anno prossimo verranno accolti 40 bambini (compresi i già frequentanti) di cui 22 al tempo pieno e 18 al part-time (di cui un H con educatrice aggiuntiva)
La lista d'attesa al termine delle iscrizioni per il prossimo a.e. 2015/16, a fine marzo 2015, era di 27 domande, ad oggi risulta pari a 15.
- Personale educatore e ausiliario
All'interno del Nido operano:
-  3 educatrici a tempo pieno (per i 22 bambini iscritti al servizio a tempo pieno escluso il bambino H);
- 2 educatrici a tempo parziale (per i 17 bambini iscritti al servizio a tempo parziale escluso il bambino H);
- 2 ausiliarie a tempo pieno.
Si specifica che tale personale è tutto assunto dall'Unione Terre di Castelli a tempo indeterminato.
Nell'a.e. in corso 2014/15 sono presenti anche 2 educatrici della Cooperativa sociale Società Dolce per l'assistenza ai due bambini certificati.
Si precisa che il rapporto numerico personale educatore e ausiliario/n. bambini rispetta le indicazioni previste dalla Direttiva Regionale n. 85 del 25/07/2012. Il personale educatore a tempo pieno effettua 31,5 ore settimanali di attività frontale e opera, su turni, a copertura di tutto l'orario di apertura del servizio.
-  Bilanci
Il bilancio consuntivo delle spese in capo all'Unione Terre di Castelli 2014 (relativo all' a.e. 2013/14) è in fase di elaborazione da parte dell' ufficio ragioneria. Alleghiamo invece alla presente il bilancio preventivo a.e. 2013/14 (bil. A.F. 2014), che le era già stato inviato in settembre, e il bilancio preventivo a.e. 2014/15 (bil. A.F. 2015).
Le specifichiamo comunque che tutte le spese relative alla manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura sono di competenza del Comune di Spilamberto.
Trasmettiamo altresì, come richiesto, gli allegati 1.1 e 1.2 citati nell'art.6 dell'ALLEGATO 1 CAPITOLATO SPECIALE DESCRITTIVO E PRESTAZIONALE, CODICE IDENTIFICATIVO GARA 5123962632, relativi al servizio di refezione scolastica.
Rimanendo a disposizione per ulteriori chiarimenti, porgiamo cordiali saluti.
La Dirigente della Struttura Welfare
 Dott.ssa Romana Rapini
 

venerdì 29 maggio 2015

Reale funzione del bosco



Posted by Marco Carini
Una visione che nel nostro Appennino sta inesorabilmente svanendo
 
Gli indirizzi del nuovo piano regionale forestale dell'Emilia-Romagna ci costringono ad una sfilza di codici, sigle, allegati, acronimi...
Tutto per sentirci ripetere i principi ecologici, paesaggistici, sociali, idrogeologici, di crescita della biodiversità come rituale obbligato.
  In realtà il succo del discorso finisce per essere tutto sulla legna da ardere, sulla sua commercializzazione e sulle bioenergie, cioè la combustione di cippato.
Gli stanziamenti da parte della Regione, infatti, vanno solo lì.
  Il "riconoscimento dei servizi ecosistemici resi dalle foreste" avrebbe davvero senso se fosse legato ad esempio a fenomeni come l'allagamento della città per l'alluvione del Baganza, per spiegarne le motivazioni e realizzare una seria prevenzione, che parte proprio dal bosco e dalle sue capacità di trattenere le acque meteoriche.
I "servizi ecosistemici" forniti dai boschi sono essenziali per tutto il territorio.
Rappresentano la salvaguardia della biodiversità di flora e fauna, la regimazione e purificazione delle acque, il consolidamento del suolo, la produzione di legname d'opera e di combustibile, la produzione di eccellenze come i funghi, e funzionano come luogo di svago, di ricreazione educativa ed estetica, e infine e soprattutto aiutano la stabilizzazione climatica.
  I boschi, infatti, consentono di fissare nella biomassa vegetale l'anidride carbonica atmosferica.
  Una tonnellata di CO2 viene sottratta da 18 metri cubi di biomassa legnosa in piedi o all'impianto, come si dice.
Il patrimonio boschivo o forestale svolge un'insostituibile funzione di regolazione climatica che compensa le emissioni dovute all'uso di combustibili fossili prodotti principalmente nelle zone industrializzate di pianura.
  Perché dunque non porsi l'obiettivo che a questi "servizi naturali" sia riconosciuto un corrispettivo economico che vada a vantaggio di chi contribuisce al mantenimento dell'ecosistema, come sostiene da anni dall'ingegner Massimo Silvestri?
Come abbiamo visto, coloro che si occupano di foreste, stanno agendo nell'ottica dell'uso delle biomasse forestali come materia da bruciare in sostituzione dei combustibili fossili, mentre ciò che importa sempre più per il nostro territorio è incrementare la funzione di resilienza dei boschi nei confronti dei veleni della pianura padana.
Ciò che importa è la quantità di CO2 che viene stoccata nella biomassa, non quella che viene bruciata.
  Le nostre foreste crescono mediamente di 4 metri cubi all'anno per ogni ettaro boscato.
  L'accrescimento forestale quindi porta alla fissazione di sempre maggior CO2.
  Una volta certificate le risorse forestali perché non venderle come titoli con asta pubblica, conservando intatto l'apparato boschivo accresciuto? La Regione Piemonte ha dato notizia nel 2013 dei primi interventi di gestione forestale che produrranno crediti tra i 30 e i 35 euro per tonnellata di CO2 vantati dagli operatori forestali, corrispettivi di debiti la cui compensazione viene richiesta, su base volontaria, dagli operatori economici .
 
Tali interventi verrebbero utilizzati per compensare le emissioni di settori industriali "energeticamente intensivi" ed "obbligati" alla riduzione delle emissioni: cementifici, inceneritori, industrie metallurgiche, industria dell'alluminio.
  Una valorizzazione dei crediti di fissazione di carbonio forestale attorno a 35 €/t di CO2 consentirebbe di compensare il proprietario del fondo con un importo circa eguale a quello che lo stesso riceve da un'azienda di taglio boschivo.
  Con la differenza che il bosco rimarrebbero in piedi.
  Una tonnellata di CO2 corrisponde circa a 14 tonnellate di legna in piedi che, se tagliata al prezzo corrente di 6,5 euro/t., darebbe circa 70 euro, cioè il doppio di quanto verrebbe pagata da chi acquista il bosco per tagliarlo e di cui la metà andrebbe al proprietario del bosco stesso.
  In tal modo si costituirebbero effettivamente consorzi di proprietari di boschi, ora esistenti solo sulla carta, in grado di sviluppare una corretta pianificazione delle utilizzazioni boschive, lasciate ora al taglio selvaggio ed indiscriminato.
  I proventi andrebbero a coprire l'insostituibile funzione ecologica che questi territori montani, economicamente marginalizzati, hanno nella compensazione degli squilibri apportati all'ambiente dalle zone industrializzate, restituendo loro dignità e valore e fornendo una concreto sostegno al loro sviluppo turistico-commerciale.
Uno scenario che nel nostro Appennino sta inesorabilmente svanendo.
  Giuliano Serioli
26 maggio 2015 
Rete Ambiente Parma
perlasalvaguardiadelterritorioparmense