di VALERIO GAGLIARDELLI
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"Il Resto del Carlino (ed. Modena)" del
20-04-2016
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IN VISTA della maxi-gara che anche per la nostra
provincia dovrà affidare la raccolta rifiuti per i prossimi 15 anni, le Terre
di Castelli hanno deciso: sarà porta a porta 'integrale' su tutto il
territorio, e non 'misto' come nel resto del Modenese. Tradotto, i cassonetti
spariranno e verrà affinata, grazie a sacchetti 'chippati', la tariffa
puntuale: meno rifiuti produci, meno paghi.
Era stata Atersir (l' Agenzia
regionale per l' acqua e i rifiuti) a chiedere ai sindaci una strategia comune:
serviva per preparare il capitolato di gara che ora, entro fine anno, darà vita
al bando per affidare il servizio, finora gestito da Hera. Resta da sciogliere,
però, il nodo sulle future tariffe che il nuovo metodo porterà con sé. E qui la
politica locale è spaccata tra i 'vorrei ma non posso' di alcuni sindaci e il
'volere è potere' dei grillini, che citano il caso Forlì e il modello toscano
di Capannori per invocare la svolta epocale della gestione 'in house' della
raccolta, cioè gestita direttamente dai Comuni e non più da una grande
multiutility.
Sulla prima posizione ci sono il sindaco savignanese Caroli (che
in Unione ha la delega all' ambiente) e il vignolese Smeraldi (come presidente
d' Unione). «Il porta a porta porterà dei vantaggi ambientali - dice quest'
ultimo - ma costa di più: lo sappiamo. Anche a me sarebbe piaciuto gestirlo 'in
house', come farà Forlì (in attesa dell'ok definitivo di Atersir per partire,
ndr), risparmiando fino al 20%. Ma la nostra legge regionale, diversa da quella
toscana, non ce lo consentirebbe: per farlo serve un insieme di tanti comuni,
come nel forlivese dove sono oltre una ventina trainati dal capoluogo. Qui
invece, vista l'ostruzione pro-Hera del Pd, saremmo sì e no Vignola e
Savignano...».
«Confermo - spiega Caroli -: un'iniziativa 'alla forlivese', già
difficile sul piano normativo, qui non avrebbe mai la sponda del Pd: mancano le
condizioni politiche. Però possiamo essere soddisfatti del negoziato con
Atersir, che sui futuri costi del porta a porta ci garantisce una base di gara
del 4-5% in più rispetto a quelli attuali. Un buon risultato, se pensiamo che
al bando (solo per la nostra provincia sono in ballo 100 milioni, ndr)
dovrebbero partecipare molti colossi del settore, e non solo Hera. Quindi
possiamo sperare che la concorrenza sfoci in un ulteriore ribasso dei costi,
magari inferiori agli attuali. Il modello Capannori? Altra Regione e altre
leggi. Lì fanno anche lo smaltimento da soli, qui a bando c' è solo la raccolta
perché lo smaltimento tramite Hera al momento è un elemento fisso e non
modificabile».
«Così restiamo al Medioevo - replica duro Gianaroli del M5s -:
dov' è finito il coraggio esibito dai sindaci in campagna elettorale, quando
dicevano che avrebbero lottato per scardinare il sistema Hera? La gestione 'in
house' si può fare, eccome: basta volerlo. Nessuna legge regionale la vieta né
obbliga i comuni ad essere in tanti per avviarla. Se presento un piano di
gestione che sta in piedi tagliando pure i costi, cosa fattibilissima, Atersir
per bocciarlo dovrà motivare il suo 'no', per legge, mostrandomi i dati dell'alternativa,
cioè di Hera. I cui piani finanziari sono pieni di banali errori di calcolo. Se
la nostra regione ha costi di smaltimento bassissimi e tariffe alte, che
comprendono anche la fase della raccolta, allora significa che è su quest'
ultima che ci fanno pagare troppo per un loro tornaconto. Allora mi chiedo cosa
aspettano i sindaci a dare battaglia, anzichè arrendersi e gioire,
incredibilmente, per un rincaro del 4-5%. Presentino un loro piano e poi lo applichino:
se la Regione non è d'accordo, vedremo chi la spunta. Ma se chinano la testa
adesso, per altri 15 anni non cambierà nulla. Poi, per la cronaca, il modello
Capannori è già stato esportato con successo anche fuori dalla Toscana».
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